Da Emy

“Sulle pareti del Gran Paradiso il génépy concentra i suoi profumi più intensi”
Emilia Berthod

Capita che un articolo letto di sfuggita su una rivista possa cambiare la vita. Così è successo 12 anni fa a Emilia Berthod, quando ha iniziato a coltivare piantine di génépy nel suo terreno ai bordi del torrente. Nel corso della sua seconda gravidanza, sfogliando un giornale agricolo, Emilia si imbatte in un annuncio, in cui si offrivano piantine di génépy a chi avesse campi, tempo e passione da mettere in gioco per la coltura di questa piantina. Comincia con 200 esemplari, per arrivare già l’anno successivo fino a 10.000.
Il génépy è un’artemisia d’alta quota, che tradizionalmente era raccolta, nei mesi d’alpeggio, dalle famiglie che pascolavano gli animali, e veniva portata in paese in sacchi da 5 kg, per essere rivenduta o trasformata nel famoso liquore valdostano. Da una ventina d’anni a questa parte se n’è diffusa anche la coltivazione, che garantisce mediamente 4 anni di raccolto per esemplare. Emilia è astemia, il suo génépy non lo trasforma in liquore, ma è venduto essiccato: lei lo beve in infusione nelle tisane, ma sta alla fantasia di ciascuno impiegarlo nei modi più disparati. Nelle confezioni è riportata un’infallibile ricetta per ottenere il liquore tradizionale.
Le piantine vengono difese premurosamente dalle infestanti che tanto patiscono, essendo delle pioniere, e la raccolta avviene tutta a mano. Se le accarezzi, come fa Emilia, sprigionano l’inconfondibile profumo. Coltivare il génépy ha permesso a Emilia di trasformare in lavoro una grande passione. ©Dispensa

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